Cure primarie e le sfide economico-organizzative associate

Le Cure Primarie, che completano l’offerta sanitaria delle Cure Secondarie e Terziarie, rappresentano il primo punto di accesso alla Sanità ed esprimono prossimità, accessibilità e tempestività.
Total
0
Shares
Cure Primarie
0
(0)

Le cure primarie rappresentano il primo livello di accesso al sistema sanitario e sono fondamentali per garantire l’equità, la continuità e la sostenibilità dell’assistenza. Tuttavia, in un contesto di crescente pressione finanziaria e trasformazioni demografiche, affrontano importanti sfide gestionali ed economiche. In questo articolo esploriamo cosa sono, perché sono cruciali e quali sono i nodi critici da affrontare nel management sanitario moderno.

Cosa sono le cure primarie?

Le cure primarie (primary care) sono l’insieme dei servizi sanitari erogati a livello territoriale, in risposta ai bisogni assistenziali più comuni della popolazione. Comprendono prestazioni di diagnosi, prevenzione, cura e follow-up, garantendo un’assistenza continuativa e coordinata, con un forte legame con il contesto di vita del paziente e della sua famiglia.

Gli attori principali delle cure primarie sono:

  • Medici di medicina generale (MMG) e Pediatri di libera scelta
  • Infermieri, fisioterapisti, educatori ed altri professionisti sanitari di comunità
  • Farmacisti dislocati sul territorio e nelle comunità
  • Professionisti della salute mentale e dei Servizi sociali

Il loro compito non è solo curare, ma anche prevenire l’insorgenza delle patologie, orientare i pazienti nel percorso assistenziale e ridurre l’accesso inappropriato alle strutture ospedaliere.

Cure primarie secondarie e terziarie
Le Cure primarie sono il primo livello di assistenza sanitaria, fornito da medici di base, pediatri e servizi territoriali. Si occupano della prevenzione, diagnosi precoce e gestione delle malattie comuni. Le Cure secondarie sono specialistiche e intervengono quando le cure primarie non sono sufficienti: includono visite da specialisti e prestazioni diagnostiche complesse (come TAC o risonanze). Le Cure terziarie sono il livello più avanzato, riservato a patologie gravi o rare che richiedono trattamenti ad alta specializzazione, come interventi chirurgici complessi o terapie intensive. 
Ogni livello si basa su quello precedente, con crescente complessità e specializzazione. Si noti che la riabilitazione si colloca principalmente tra le cure secondarie e terziarie, a seconda della complessità del caso. Fa parte delle cosiddette cure post-acute, cioè quelle che seguono un evento acuto (come un ictus, un intervento chirurgico o un trauma) con l'obiettivo di recuperare o migliorare le funzioni compromesse.

- Se è una riabilitazione semplice (es. fisioterapia dopo una frattura), rientra nelle cure secondarie.

- Se è complessa e multidisciplinare (es. riabilitazione neurologica intensiva), è considerata terziaria.

Il ruolo strategico delle cure primarie nel sistema sanitario

In un modello sanitario orientato alla presa in carico del paziente cronico, le cure primarie svolgono una funzione chiave: deospedalizzare, ovvero spostare il baricentro dell’assistenza dagli ospedali al territorio.

Il Piano Nazionale della Cronicità del 2016 è il documento strategico che introduce il concetto di presa in carico multidisciplinare del paziente cronico e la necessità di rafforzare i servizi territoriali per garantire una gestione proattiva e personalizzata. A questo ha fatto seguito il Decreto Ministeriale 77 del 2022 che è il provvedimento chiave per la riforma dell’assistenza territoriale, nell’ambito della Missione 6 del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

L’approccio delle cure primarie dovrebbe, nell’intento della programmazione sanitaria, tradursi in benefici tangibili quali:

  1. Riduzione dei costi sanitari grazie alla prevenzione e alla gestione precoce delle patologie
  2. Migliore qualità della vita per i pazienti, che ricevono cure più vicine al loro domicilio
  3. Maggior sostenibilità del sistema sanitario, soprattutto in contesti di invecchiamento della popolazione

Tuttavia, la realizzazione di un sistema di cure primarie efficace richiede un forte investimento sia in termini economici che organizzativi nonché tutto l’attivo coinvolgimento dei professionisti sanitari.

La dicotomia ospedale-territorio: Una sfida culturale e strutturale

Uno degli snodi centrali nella riorganizzazione del sistema sanitario è rappresentato dalla dicotomia tra ospedale e territorio. Storicamente, il modello italiano — e più in generale quello occidentale — ha privilegiato l’ospedalocentrismo, concentrando investimenti, tecnologie e competenze negli ospedali, spesso a scapito dei servizi territoriali.

Questa impostazione ha prodotto effetti paradossali: mentre gli ospedali si sovraccaricano di casi che potrebbero essere gestiti in ambito territoriale, le cure primarie rimangono sotto-dotate e frammentate. La conseguenza è una discontinuità assistenziale, soprattutto nei percorsi dei pazienti cronici e fragili, che hanno invece bisogno di un monitoraggio costante e integrato.

La transizione verso un modello centrato sul territorio non significa depotenziare l’ospedale, ma ridefinirne il ruolo, riservandolo ai casi acuti e complessi, e rafforzare al contempo la capacità del territorio di assorbire domanda, prevenire l’aggravarsi delle condizioni cliniche e facilitare il rientro del paziente nel proprio contesto di vita.

Superare questa dicotomia richiede:

  • Investimenti infrastrutturali, come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità.
  • Modelli organizzativi integrati che permettano un passaggio fluido delle informazioni e delle responsabilità tra ospedale e territorio.
  • Un cambio di paradigma culturale che riconosca il valore clinico, sociale ed economico della sanità territoriale.

In sintesi, riequilibrare il rapporto ospedale-territorio è fondamentale per costruire un sistema sanitario realmente centrato sul paziente e capace di affrontare le sfide della cronicità e dell’invecchiamento della popolazione.

Le sfide economico-organizzative delle cure primarie

Il potenziamento delle cure primarie è al centro delle agende politiche, ma il passaggio dalla teoria alla pratica incontra ostacoli complessi. Le principali criticità gestionali possono essere riassunte in tre ambiti:

  1. Integrazione tra professionisti e servizi
    Spesso i diversi attori del sistema territoriale operano in modo frammentato. La mancanza di un coordinamento strutturato porta a duplicazioni, ritardi e percorsi discontinui. Serve una governance integrata che favorisca il lavoro in team multidisciplinari e la condivisione delle informazioni cliniche, anche tramite sistemi informativi interoperabili.
  2. Carenza di risorse umane e finanziarie
    La transizione verso un modello territoriale richiede un rafforzamento dell’organico sanitario, ma attualmente molti territori soffrono di carenze strutturali, in particolare per quanto riguarda medici e infermieri. A ciò si aggiunge una sottofinanziamento cronico che penalizza l’innovazione nei servizi.
  3. Riforma organizzativa e modelli innovativi
    La logica della medicina d’attesa (basata sul paziente che si rivolge al medico solo quando ha un problema) deve lasciare spazio a una medicina d’iniziativa, proattiva, orientata al monitoraggio e alla prevenzione. Questo implica la creazione di Case della Comunità, l’inserimento di infermieri, fisioterapisti ed educatori “di famiglia“, e l’utilizzo di strumenti digitali come la telemedicina.
    Questi modelli innovativi vanno però supportati da una formazione adeguata del personale sanitario, da standard organizzativi omogenei e da una chiara definizione delle responsabilità tra le diverse figure professionali.

Un investimento efficace nelle cure primarie non è solo una spesa, ma un risparmio nel lungo periodo, grazie alla riduzione di accessi impropri in pronto soccorso e ricoveri evitabili.

L’importanza del management sanitario per il futuro delle cure primarie

Una gestione efficace delle cure primarie richiede competenze specifiche di management sanitario, capaci di affrontare le seguenti sfide:

  • Pianificazione strategica basata su dati epidemiologici e analisi dei bisogni
  • Valutazione di costo-efficacia degli interventi
  • Monitoraggio degli esiti e della qualità percepita dai cittadini
  • Ottimizzazione dei percorsi assistenziali e dei flussi informativi

In sintesi, il successo delle cure primarie dipende dalla capacità del sistema di innovarsi, investire e riorganizzarsi, mettendo al centro la salute della popolazione e la sostenibilità dei servizi nel tempo.

Le cure primarie sono l’asse portante di un sistema sanitario moderno, efficiente e vicino al cittadino. Tuttavia, per svolgere pienamente il loro ruolo, devono superare importanti ostacoli economici e organizzativi. Un approccio integrato al management sanitario territoriale, sostenuto da politiche lungimiranti e risorse adeguate, rappresenta la chiave per affrontare queste sfide e garantire una sanità pubblica più equa, accessibile e resiliente.

Il Libro Azzurro: Visione e proposte per la riforma delle cure primarie

Uno dei documenti più rilevanti nel dibattito contemporaneo sulla riforma delle cure primarie in Italia è senza dubbio il Libro Azzurro, pubblicato nel 2022 a cura del Tavolo Tecnico per la Medicina Generale istituito dal Ministero della Salute. Il documento rappresenta una proposta organica e strategica per ripensare il ruolo, l’organizzazione e la governance della medicina territoriale, con particolare riferimento alla medicina generale.

Il Libro Azzurro nasce con l’intento di accompagnare e concretizzare gli obiettivi normativi delineati nel DM 77/2022 e nel PNRR, fornendo indicazioni tecniche e operative per superare le criticità storiche del sistema. Al centro della proposta c’è la trasformazione della medicina generale da attività prevalentemente individuale e libero-professionale a funzione integrata, strutturata e collaborativa, all’interno di team multiprofessionali e in sinergia con le altre componenti dell’assistenza territoriale.

La campagna Primary Care – Now More Than Ever, lanciata dall’OMS nel 2008, sottolinea l’importanza delle cure primarie come fondamento di sistemi sanitari equi, efficienti e accessibili. Mira a rafforzare il ruolo del medico di base e dei servizi territoriali nella promozione della salute. L’iniziativa richiama i paesi a investire nella prevenzione e nell’assistenza di prossimità.

I principali assi strategici delineati nel documento includono:

  • La necessità di evolvere il modello organizzativo verso forme associative complesse, superando la frammentazione delle attività ambulatoriali individuali.
  • L’integrazione funzionale con le Case della Comunità, attraverso la presenza stabile dei medici di medicina generale e la condivisione dei percorsi assistenziali.
  • L’introduzione di nuovi strumenti contrattuali e gestionali, per favorire l’adesione dei professionisti ai modelli territoriali previsti dalla riforma.
  • Il potenziamento delle competenze manageriali e digitali dei medici di medicina generale, considerati attori centrali nella governance della sanità territoriale.

Il Libro Azzurro si pone dunque come ponte tra le riforme normative e la pratica professionale quotidiana, proponendo una visione pragmatica ma ambiziosa: fare delle cure primarie il motore della sanità pubblica del futuro.

L’effettiva implementazione delle proposte contenute nel Libro Azzurro dipenderà dalla capacità delle istituzioni centrali e regionali di avviare un dialogo costruttivo con i professionisti, armonizzare i contratti, e investire nella formazione e nell’organizzazione del lavoro territoriale.

Quanto ti ha soddisfatto il contenuto dell'articolo?

Clicca sulle stelle per votare! 😎

Media dei voti 0 / 5. Conteggio dei voti: 0

Non ci sono ancora voti, sii il primo ad esprimerti!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra newsletter

You May Also Like