Hybrid professionals e hybrid manager: Gli ibridi in sanità

Il professionista ibrido in sanità è caratterizzato dalla contemporanea compresenza di competenze specialistiche di tipo clinico e di competenze gestionali trasversali.
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Negli ultimi decenni, il mondo del lavoro ha assistito a un’evoluzione profonda delle competenze richieste, favorita dalla digitalizzazione, dalla complessità crescente delle organizzazioni e dalla necessità di affrontare sfide multidimensionali, non ultime quelle economiche volte alla sostenibilità finanziaria nel tempo. In questo scenario è emersa la necessità di una nuova figura professionale: l’Hybrid Professional, o Professionista Ibrido chiamata a bilanciare competenze cliniche e gestionali. Si tratta di professionisti capaci di coniugare competenze tecniche altamente specializzate con conoscenze trasversali, di tipo manageriale e relazionale.

Stanti al report The hybrid Jobs Economy – 2019 dell’agenzia americana Burning Glass Technologies, un lavoro su quattro mostra segni di ibridazione, e una posizione su otto è altamente ibridata in oltre 250 diversi profili occupazionali.

Gli ibridi sono delle sirenette: le figure mitologiche metà donne e metà uccelli.  

Nel mito, quando ci si riferisce alle sirene, si fa più precisamente richiamo alle arpie, che attiravano i naviganti, servendosi della propria bellezza e del canto dolcissimo di cui erano capaci per incantarli e farli naufragare. Nell'Odissea, Ulisse affronta il pericolo delle sirene, creature dal canto irresistibile che attirano i marinai verso la morte. Per salvarsi, tappa le orecchie dei compagni con la cera e si fa legare all’albero maestro della nave, così da poter ascoltare senza cedere al loro richiamo.
ibrido in sanità

I 3 tipi di identità professionale

Un professionista ibrido non è come un coltellino svizzero, perché quello è un multiutensile. Si usano il coltellino, poi le pinze e poi le forbici, uno strumento alla volta in un concetto di molteplicità. Un professionista ibrido integra invece contemporaneamente con più identità professionali e lavora all’intersezione di queste. Secondo la letteratura scientifica, esistono infatti 3 tipi di identità professionale:

  1. Singolarità: sono persone che hanno una sola identità professionale. Si tratta tipicamente di esperti o specialisti.
  2. Molteplicità: sono persone che hanno molte identità professionali. Possono essere freelance, creatori di lavoro, cambiatori di carriera, multi-talento, multi-hyphenated, T-shaped e molte altre etichette.
  3. Ibridità o ibridazione: sono persone che integrano diverse identità professionali. Possono essere sia esperti che generalisti. Invece di essere un’identità professionale alla volta e poi passare a un’altra, un professionista ibrido è un’identità multipla allo stesso tempo.

Tutti e tre i tipi di identità professionale sono importanti sul posto di lavoro. Una non è migliore di un’altra. In realtà abbiamo bisogno di tutte e tre per formare una forza lavoro efficiente. I professionisti possono passare da una tipologia all’altra, non sono stagnanti o fissi per tutta la vita. Anche se una persona ha un’identità professionale ibrida, può passare dalla singolarità all’ibrido. Questo può accadere nella stessa ora o nel corso di molti anni. È una scelta, se si ha consapevolezza della propria identità professionale, ma a volte accade in modo inconsapevole, e se non desiderato o accettato può portare a frustrazione e a confusione con conseguente fatica a navigare nell’obsoleto concetto binario di essere un esperto o un generalista. Se un professionista è un ibrido emergente, allora è consapevole di incrociare le proprie identità e lavora alle loro intersezioni in modo ad hoc.

tre tipi di identità professionale nel contesto lavorativo
I tre tipi di identità professionale nel contesto lavorativo (Credit Sarabeth Berk).

Inoltre, sempre secondo le evidenze più aggiornate sul tema, un professionista ibrido dovrebbe soddisfare quattro criteri:

  1. Possedere identità professionali multiple: gli ibridi devono avere almeno due identità professionali primarie per essere tali.
  2. Avere un insieme chiaro di identità professionali primarie: gli ibridi hanno un nucleo di identità professionali che formano la loro ibridità. L’ibridità non è costituita da tutte le identità professionali che una persona possiede.
  3. Integrare senza problemi le identità professionali primarie: quando gli ibridi sono pienamente nella loro ibridità, essere in quell’identità è facile come respirare e non è qualcosa a cui devono pensare.
  4. Trovare un flusso piacevole nelle intersezioni delle sue identità professionali primarie: quando gli ibridi combinano le loro identità professionali, è un’esperienza piacevole.

Il concetto di professionista ibrido in sanità

Alla luce delle riforme legate all’aziendalizzazione delle strutture sanitarie, la figura del sanitario ibrido è particolarmente rilevante nel settore sanitario, dove la complessità organizzativa, l’innovazione tecnologica e la centralità del paziente richiedono nuove forme di leadership e gestione che vanno oltre la cura della salute in senso stretto.

Nel contesto sanitario, il professionista ibrido è il professionista sanitario che riesce a superare la tradizionale separazione tra ruoli clinici e gestionali. Medici, farmacisti, professionisti sanitari come infermieri e fisioterapisti, ma anche tecnici e amministrativi possono diventare figure ibride quando integrano alla loro competenza di base capacità in ambiti – come la gestione dei processi, l’innovazione digitale, la comunicazione e il change management – che non sono tipici della loro formazione specialistica di base. Il professionista ibrido in sanità diventa quindi un ponte tra i saperi tecnico-sanitari, tecnologici ed organizzativi.

Nel panorama della sanità ci possono essere due tipologie di ibridazione: quella del clinico che acquisisce competenze più trasversali di tipo gestionale, ma anche quelle del tecnico amministrativo che, lavorando per anni a stretto contatto con le dinamiche sanitarie, sviluppa una sensibilità ai ragionamenti e alle decisioni cliniche che lo rendono allineato con quanto un sanitario suggerirebbe. Inoltre, nel sistema sanitario italiano, così come in altri di stampo affine, esistono delle figure sanitarie appositamente formate per fare da ponte tra la specializzazione clinica e quella gestionale. Ci si riferisce in questi casi ai medici igienisti, che alla loro formazione di base integrano già nel percorso di specializzazione delle competenze manageriali più ampie. Similmente, sono ibridi di formazione anche tutti i sanitari che oltre alla formazione professionalizzante proseguono il loro percorso di crescita con master (trasversali o di coordinamento) e percorsi magistrali.

In questo senso, i professionisti sanitari ibridi sono spesso anche hybrid manager e cioè quelle figure che alla luce della congiunzione tra competenze cliniche specialistiche e manageriali ottengono l’onere di guidare le organizzazioni in cui sono inseriti.

Ibridazione è essere più grandi della SOMMA delle proprie identità professionali

Caratteristiche del professionista ibrido in sanità

L’evoluzione che porta un professionista specializzato in un settore, sia esso clinico o tecnico, ad essere un professionista, o manager, ibrido, implica l’allineamento sotto diversi domini di competenze. La trasformazione da professionista verticale a ibrido implica un cambio di paradigma: non più solo esperti in una singola disciplina, ma leader capaci di navigare tra più domini, comprendere linguaggi diversi e mediare tra interessi differenti. Si pensi ad esempio ai Direttori di Struttura, semplice o complessa, che accanto a competenze cliniche avanzate sviluppate con anni di studio e pratica ai massimi livelli, integrano, alla luce di corsi manageriali dedicati, l’attenzione a dinamiche di gestione delle risorse umane, tecnologiche ed economiche.

Gli ibridi sono in genere molto forti in queste qualità:

  • Vedere connessioni e schemi che gli altri non vedono
  • Avere un proprio processo e stile di lavoro in quanto amano inventare e modificare i processi
  • Possedere rarità o unicità
  • Provare nuove combinazioni: stili di leadership, eventi e processi, tecnologia, ecc.

La cosa più importante da sapere è che gli ibridi si distinguono perché integrano, anziché separare, le loro identità professionali. Non usano un’identità alla volta, perché operano come una miscela di identità intrecciate. Questo differisce dall’essere multidimensionali o sfaccettati, poiché i professionisti ibridi non sono “multi”. Gli ibridi sono la convergenza di identità interconnesse. Di conseguenza, sono innovativi nel modo in cui lavorano e sono unici in ciò che fanno. Possiedono quindi:

  1. Multidisciplinarità e competenze trasversali
    Essere ibridi significa saper dialogare con ingegneri clinici, tecnici informatici, amministratori e pazienti. Le competenze trasversali — come il pensiero critico, la capacità di visione sistemica e la collaborazione interprofessionale — diventano centrali. Una profonda conoscenza del settore sanitario permette in questo senso di costruire le basi per conoscere anche i processi non clinici che regolano la vita delle aziende sanitarie in cui gli ibridi sono integrati. Spesso, conoscere una realtà sanitaria molto nel profondo, permette nel tempo di avere un network di contatti utili a creare relazioni a valore per tutto il sistema stesso.
  2. Integrazione tra competenze tecniche e soft skills
    L’empatia, la capacità di comunicare in modo efficace, la leadership di guidare team eterogenei e di gestire conflitti si affiancano alle competenze cliniche e tecniche. La fusione tra hard e soft skills è ciò che caratterizza l’essenza del professionista ibrido. Ciononostante, l’ibrido nel tempo si specializza non più solo nel suo settore di riferimento, ma allarga le sue conoscenze anche ad altri settori affini.
  3. Adattabilità e flessibilità
    Nel contesto sanitario, soggetto a cambiamenti rapidi e continui, il professionista sanitario ibrido deve saper adattarsi a nuove normative, strumenti digitali, modelli organizzativi e bisogni della popolazione. La flessibilità diventa una competenza strategica che rende l’ibrido così strategico nel sistema di riferimento.
Hybrid professionals

I professionisti ibridi e l’innovazione sanitaria

Il professionista ibrido acquisisce un ruolo strategico nelle aziende sanitarie in quanto diventa il motore dell’evoluzione delle aziende stesse. Grazie alla sua capacità di mediare tra mondo clinico e gestionale, favorisce processi di innovazione, digitalizzazione e miglioramento dei servizi.

Figure come il Chief Innovation Officer, il Clinical Manager o il Data Health Analyst sono spesso incarnazioni moderne del professionista ibrido, seppur spesso non ancora pienamente declinate nelle previsioni contrattuali, in grado di proporre e implementare soluzioni innovative all’interno delle aziende sanitarie.

Un professionista ibrido integra diverse identità tra loro

La sanità affronta quotidianamente sfide complesse: cronicità, invecchiamento della popolazione, sostenibilità economica, in cui gli hybrid professionals, grazie alla loro visione trasversale, sono fondamentali per sviluppare soluzioni integrate e gestire il cambiamento.

Come diventare un professionista sanitario ibrido: piani di carriera e percorsi di formazione

Per diventare un’hybrid, un infermiere può, ad esempio, evolvere verso ruoli di case manager o coordinatore di percorso clinico, un medico può acquisire competenze in health management, mentre un ingegnere può specializzarsi in digital health e project management sanitario.

Numerose università e business school offrono oggi master e corsi di perfezionamento in ambiti come la gestione sanitaria, l’innovazione digitale in sanità e le competenze manageriali. Anche la formazione continua in azienda gioca un ruolo fondamentale. Questi corsi permettono di sviluppare delle competenze trasversali che unite al background dei clinici consentono loro di ampliare la loro visione professionale sul panorama lavorativo in cui sono inseriti.

Numerose università e business school offrono oggi master e corsi di perfezionamento in ambiti come la gestione sanitaria, l’innovazione digitale in sanità e le competenze manageriali. Anche la formazione continua in azienda gioca un ruolo fondamentale.

Il percorso per diventare un professionista ibrido passa dall’apprendimento continuo, dalla curiosità e dall’apertura al cambiamento. È fondamentale integrare competenze tecniche (cliniche, tecnologiche) con competenze trasversali (leadership, comunicazione, problem solving)

it’s not the things, but the relationship between the things – Katharine Hargreaves

Di seguito un video di Sarabeth Berk -professionista che si considera ibrida e che combina le sue identità di artista/ricercatrice/educatrice/designer per essere più del suo titolo di lavoro – che spiega come l’ibridità sia un modo critico ed attuale di concettualizzare la forza lavoro.

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