Green health, green and sustainable healthcare, green hospital e healthcare carbon footprint sono tutti termini inglesi che richiamano al concetto di sostenibilità ambientale in sanità.
Queste non sono semplici parole in trend che vanno di moda tra i giovani, non è ideologia, non è greenwashing – ambientalismo di facciata.
La green health rientra a pieno titolo nell’alveo della performance sanitaria se la si guarda nella prospettiva dell’allocazione delle risorse in modo efficiente ed efficace, nella prospettiva della qualità che genera salute e risparmio. Le prospettive offerte per approcciare il tema della sostenibilità ambientale in sanità sono infatti due: una più utilitaristica ed una più evidence based.
La prospettiva utilitaristica si riferisce al contesto economico in cui riversa il sistema sanitario italiano e più in generale socio-economico del nostro Paese. Nell’attuale situazione di ristrettezze economiche, fare attenzione al consumismo in termini green o ambientali, permette anche di risparmiare sul lato monetario. Riprogettare i processi produttivi, ridurre gli sprechi, riusare i dispositivi, riparare le tecnologie a disposizione, riciclare i componenti e recuperare i materiali sono tutte azioni che, ottimizzando le inefficienze, permettono ai sistemi sanitari di risparmiare, ed hanno anche un impatto positivo sull’impronta di carbonio prodotta.
L'impronta di carbonio o la carbon footprint è la misura in tonnellate di anidride carbonica (CO2) prodotte per anno dalle emissioni dei gas rilasciate nell’atmosfera dalle attività di una persona o dai gruppi di persone come le aziende, le città, i Paesi. Più è piccola l'impronta di un soggetto meno questo contribuisce ad impattare negativamente sull'ambiente. Vivere su questa terra implica produrre CO2, CO2 che però può essere ridotta (ad esempio uso di fonti rinnovabili) o compensata (attraverso, ad esempio, l'impianto di alberi).
La prospettiva evidence based è quella promossa da organizzazioni internazionali non governative come Health Care Without Harm (HCWH) che dal 1996 promuove l’erogazione di cure sanitarie con attenzione a ridurre l’impatto ambientale dei mezzi per produrle. È noto infatti come in sanità sia presente un paradosso: il paradosso secondo il quale i sistemi sanitari, gli stessi deputati a produrre sanità, siano anche tra le cause che creano inquinamento e le condizioni ambientali che contribuiscono ad ammalare gli individui che curano.
Per dare una misura del problema, la carbon footprint del settore sanitario rappresenta il 4,4% delle emissioni nette globali che equivalgono alle emissioni annue prodotte da oltre 500 centrali elettriche a carbone. E ancora, se paragoniamo la produzione del settore sanitario come se fosse una nazione, la sanità occuperebbe il quinto posto al mondo per entità delle emissioni di CO2. In una metafora: l’ospedale è un’entità energivora, non è altro che un grande albergo aperto 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
HCWH promuove le sue attività nel perimetro di tre macroazioni attraverso la decarbonizzazione del contesto sanitario, della catena di approvvigionamento e infine dell’intera economia. In accordo con questa previsione, le aree d’interesse attenzionate da HCWH per arrivare ad una sanità ad impatto zero sull’ambiente entro il 2050 sono 7:
- Clima, come promozione nel settore sanitario della riduzione delle emissioni e l’utilizzo di fonti locali a km 0 attraverso politiche di efficientamento energetico
- Processi di rifornimento di beni e servizi, come promozione di strategie di mobilità sostenibile con minori emissioni ogni volta possibile, sia a livello individuale dei pazienti e dei sanitari, sia a livello della catena di rifornimento dei sistemi sanitari di cui la telemedicina è un esempio
- Chimica e plastica, come promozione dell’uso di prodotti amici dell’ambiente e dello sforzo nell’analisi dell’impatto di prodotti riutilizzabili versus monouso
- Cibo, come promozione dell’acquisto di alimenti sostenibili e di produzione locale
- Rifiuti, come applicazione dell’economia circolare anche attraverso la sensibilizzazione di cittadini, sanitari e manager che ruotano attorno alle strutture sanitarie
- Farmaceutica, come promozione di un’economia farmaceutica circolare attraverso, ad esempio, la scelta di farmaci non tossici a basso impatto sull’ambiente o la gestione responsabile del loro smaltimento
- Energia, come promozione della riduzione delle emissioni o l’implementazioni di strutture a risparmmio energetico
Il video di seguito è stato prodotto per sensibilizzare rispetto alla quantità di materiale impiegato per un intervento chirurgico. Evidenze preliminari mettono in luce come fino al 90% degli imballaggi divengono rifiuti prevenibili attraverso dispositivi riutilizzabili.
Video: You Tube “This is the waste of one operation, my operation …” di Maria Koijck.
In materia di dispositivi riutilizzabili, esistono evidenze contrastanti nella misura in cui lo spreco dipende in modo importante dal contesto e dal tipo di prestazione sanitaria considerata. Alcuni dispositivi riutilizzabili, e gli annessi che vi ruotano attorno (come ad esempio il processo di sterilizzazione) nella prospettiva del tempo di vita d’utilizzo, possono essere meno convenienti dell’utilizzo di dispositivi monouso con il conseguente impatto degli imballaggi.
Ne emerge che la “convenienza”, deve essere intesa nella forma della migliore ottimizzazione all’interno di un LCA, Life Cycle Assessment, e cioè della valutazione del ciclo di vita del dispositivo. Nell’ottimizzazione è opportuno fare un’analisi multidimensionale del valore di ognuna delle fasi dell’intero ciclo di vita del dispositivo in una direzione molto simile a quella già nota nel mondo della sanità riguardo all’HTA, la valutazione delle tecnologie in sanità. LCA e HTA si mischiano da una parte, all’interno dell’LCA in cui vengono analizzati dispositivi e tecnologie sanitarie e, dall’altra parte, nell’HTA in cui sempre più si ragiona di inserire una nuova dimensione per l’attenzione all’impatto ambientale del dispositivo analizzato.
Quando si parla di sostenibilità ambientale in ambito sanitario, torna infatti alla mente in modo preponderante il concetto di HTA come strumento per mettere in evidenza il valore in termini di costo-efficacia dell’impatto di una tecnologia nel contesto sanitario. Ecco allora che l’efficiacia, ma anche i relativi costi che dopo un investimento iniziale avranno un ritorno sul lungo termine, della sostenibilità ambientale in sanità è parte integrante della creazione di valore che viene rilevata nella performance sanitaria.